Lo denuncia Italia Lavoro nel rapporto “Famiglie e lavoro 2013”.
Il fenomeno dei giovani che non lavorano, non studiano e non fanno formazione (i cosiddetti Neet) mostra un livello preoccupante: 1.967.888 famiglie (cioe’ il 28,9% di quelle con almeno un componente di 15-29 anni) hanno almeno un Neet tra i suoi membri e il 12,7% ne ha addirittura piu’ di uno. Lo studio mette in luce l’impatto della crisi sulle famiglie dal punto di vista della condizione occupazionale.
Secondo il rapporto, “le percentuali più preoccupanti si registrano nelle maggiori regioni del Sud, cioe’ in Calabria (42,4%), Sicilia (44,8%), Campania (42,9%), e Puglia (39,2%)”. “La crisi economica – prosegue il rapporto – ritarda inoltre l’emancipazione giovanile: nel 2012 quasi 4,7 milioni di ragazzi di 20-29 anni vivono con i loro genitori, di cui il 14,7% (690 mila) sono disoccupati, il 31,6% (1,5 milioni) inattivi che studiano e il 13% (610 mila) inattivi che non studiano. Complessivamente oltre il 20% (cioe’ 5.544.239 famiglie) del totale delle famiglie italiane ha almeno un componente in difficolta’ (disoccupati, lavoratori a termine, in cassa integrazione, in part time involontario); il 3,2% ne ha almeno uno in estrema difficolta’: in 809.98 famiglie c’e’ infatti almeno una persona che a un anno dalla perdita del lavoro non e’ riuscita a trovarne un altro”.
“La crisi – commenta il presidente di Italia Lavoro Paolo Reboani – non solo impoverisce le famiglie, ma ne cambia gli equilibri e crea tensioni nella cellula fondamentale della società le famiglie sono colpite da fenomeni come lo scoraggiamento giovanile, l’inattività e la tendenza a rimanere nella casa dei genitori ben oltre i tempi fisiologici: su 10 famiglie con un giovane di 20-29 anni, quasi tre hanno un Neet al loro interno e sono oltre 600 mila gli inattivi di questa eta’ che non studiano.
Per invertire la tendenza occorrerebbe un colpo di reni attraverso tutti gli strumenti di politica economica, ma sappiamo che le risorse disponibili non bastano a fronteggiare un’emergenza di questo genere”. Secondo Reboani, “una prima risposta potra’ tuttavia arrivare dall’attuazione della Garanzia giovani, da gennaio 2014, con l’utilizzo di fondi europei e nazionale per allargare il bacino di utenza dei servizi per il lavoro e potenziare il ruolo della scuola come punto di primo orientamento”.
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