La riforma Fornero non convince, anzi, scontenta tutti: imprese e sindacati, giovani e donne. Per le prime, infatti, la legge 92 del 28 giugno scorso è stata sicuramente l’occasione mancata per riformare in profondità e con una visione moderna, la disciplina dei rapporti di lavoro. E questo al di là del totem rappresentato dall’articolo 18, a parere unanime, riformulato soltanto per essere esibito in sede di Unione europea. E la legge scontenta, in particolare,i lavoratori dal momento che non modifica solo l’articolo 18, che non semplifica affatto il conflitto impresa-dipendente, prevedendosi oggettivamente maggiore lavoro per il giudice e tempi ancora più lunghi per il processo. Quest’ultimo, poi, è soltanto un aspetto temuto, dal momento che la riforma riguarda tutto: dagli ammortizzatori alla flessibilità in entrata e uscita. Flessibilità che non sembra aiutare né i giovani e, soprattutto, non le donne, che vedono così nuovi ostacoli per l’ingresso nel mondo del lavoro. Insomma, la sensazione è che soltanto a prima vista la legge cambi molto, in materia di disciplina del lavoro, mentre in realtà modifica poco, lasciando praticamente irrisolta l’emergenza occupazione. Da qui la necessità, di cui si è fatta interprete – nella scia dell’orientamento nazionale di Confindustria, il vice presidente della territoriale di Caserta, Luciano Morelli – di “rivedere, appunto, e in tempi molto stretti l’impianto normativo”.
Ovviamente, ciò non significa che la legge sia tutta da buttare, come hanno sottolineato – ciascuno dal proprio canto – i relatori del seminario che si è svolto nella Sala Convegni dell’associazione datoriale: l’amministratore di Work Solution Marco Guttoriello, il docente di Diritto del Lavoro Ottavio Pannone, il giuslavorista Giampiero Falasca, il segretario provinciale della Cisl Carmine Crisci e, già citato, Luciano Morelli. Anche perché ci sono almeno tre punti di rilievo nella riforma che non vanno misconosciuti: 1) in materia di licenziamenti si elimina una anomalia tutta italiana, la reintegrazione automatica nel posto di lavoro, rispetto al resto d’Europa; 2) in materia di ammortizzatori sociali si definisce un’assicurazione generale contro la disoccupazione, applicabile a tutto il lavoro dipendente; 3) la Cassa integrazione guadagni viene ricondotta alla sua funzione originaria, molto diversa dal trattamento di disoccupazione.E su questi punti le modifiche migliorative sono non soltanto possibili, ma auspicabili.
Il seminario è stato organizzato da Confindustria Caserta e Work Solution, con la collaborazione dell’Ordine degli avvocati di Santa Maria Capua Vetere, l’Ordine dei consulenti del lavoro di Caserta, Articolo 1 e Guida al Lavoro del Sole24Ore
La riforma Fornero non convince, anzi, scontenta tutti: imprese e sindacati, giovani e donne. Per le prime, infatti, la legge 92 del 28 giugno scorso è […]
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